Lungo la via centrale di Novalesa, la via Maestra, poco dopo la Chiesa Parrocchiale di S. Stefano, stretto fra le case in legno e pietra, si trova il museo di vita montana in Val Cenischia: due piani dell’edificio seicentesco, sede della Casa della Comunità, dedicati alla ricostruzione di una “casa del tempo”.
Tempo passato e vita domestica riprendono vita sotto forma di oggetti e utensili della vita quotidiana, per testimoniare, oggi, tradizioni e cultura di un tempo che altrimenti andrebbero perdute. La raccolta museale, iniziata nel 1972 con l’impegno di tutta la comunità novalicense e grazie all’idea del professor Giuseppe Ferrero e di un gruppo di appassionati delle tradizioni del paese, è oggi allestita nelle sale che un tempo ospitarono il corpo di guardia del paese, la sala delle Congreghe, la scuola e l’alloggio per il maestro, non distanti dalle prigioni comunali e proprio di fronte ai due scomparsi alberghi del comune, “L’Epée royal” e “L’ecu de France”. Novalesa, fin dal Medioevo, fu infatti importante centro di sosta e passaggio lungo la via Francigena, attraversata dai pellegrini diretti a Roma o, al contrario, verso la Francia.
Il Museo permette di ripercorrere questa storia e di rivivere la vita dei nostri antenati riscoprendo oggetti della quotidianità.
Le stanze al piano terreno offrono uno spaccato della vita lavorativa sulle terrazze, i prati strappati ai pendii: macchinari per lavorare i terreni, mietere e battere il grano, gli attrezzi per la fienagione destinata agli animali da allevamento, ma anche gli strumenti utilizzati per la produzione vitivinicola e i mestieri degli artigiani.
I locali al piano superiore rappresentano invece l’abitazione familiare, con un’ampia cucina dotata di camino, camera da letto adiacente e ripostiglio adibito alla lavorazione del latte. In queste stanze sono esposti tutti gli oggetti della vita quotidiana a si possono riscoprire tradizioni e abitudini delle nostre valli.
Infine, sono visibili anche un’esposizione di costumi tipici della Val Cenischia, tra cui compare anche la riproduzione di una giacca dei “marrons”, antiche guide alpine che offrivano servizio di portatori per il transito del valico del Moncenisio, i banchi in legno della scuola comunale e un’esposizione di bambole di varie epoche e fogge.
Il Museo in un video realizzato da P. Rivetti